Le Bon Marché – Nella tela di Chiharu Shiota con l’esposizione “Where are we going?”

Distribuzione selettiva

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L’artista giapponese Chiharu Shiota, conosciuta per le sue particolari installazioni composte da una moltitudine di fili annodati, ha presentato il suo lavoro presso Le Bon Marché Rive Gauche dal 14 gennaio al 18 febbraio 2017. L’artista ha riprodotto una grande onda bianca solcata da 150 barche che oscillano nell’atrio del grande magazzino.

Dopo aver esposto al MIMOCA, al Marugame Museum of Contemporary Art in Giappone e alla 56a Biennale di Venezia, Chiharu Shiota porta le sue creazioni a Le Bon Marché. Intitolata “Where are we going?”, la mostra si trasforma in un’esperienza incredibilmente poetica per coloro che visitano il grande magazzino. Dopo aver studiato pittura e disegno tra il Giappone e la Germania, Chiharu Shiota è convinta che la bidimensionalità della tela sia troppo limitata ed è così che è ricorsa ai filati come mezzo espressivo per disegnare nello spazio. Oltre al lavoro messo in scena a Le Bon Marché, l’artista e il suo team hanno trascorso le due settimane precedenti ad allestire le dieci vetrine dello store, per presentare le creazioni di fili intrecciati in tempo per l’apertura.

© Gabriel de la Chapelle

Traendo ispirazione dalla tessitura, il surreale progetto tridimensionale riproduce 150 barche di dimensioni e provenienze differenti con gli scafi vuoti sospesi in alto, in corrispondenza della vetrata centrale del Bon Marché. Tutte le barche sono rivolte verso il cielo per simboleggiare la speranza verso il futuro.  Nella parte inferiore di questa esposizione temporanea su larga scala, Chiharu Shiota ha intessuto onde gigantesche che i visitatori possono attraversare come se nuotassero nell’oceano.

© Gabriel de la Chapelle

Il titolo della mostra preannuncia un nuovo inizio, un viaggio dalla destinazione ignota. Attraverso i suoi lavori, Chiharu Shiota esplora i diversi legami che ognuno di noi costruisce ogni giorno come singolo individuo. Ricordi, azioni e interazioni, pensieri e sogni si congiungono formando un’unica, labile tela.