Central Saint Martins e LVMH annunciano i cinque vincitori dell’evento di innovazione e sostenibilità Green Trail

LVMH

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Nell’ambito della partnership che lega LVMH e la scuola di design Central Saint Martins, l’appuntamento annuale Green Trail di Maison/0 invita gli studenti a presentare progetti di innovazione sostenibile che mostrino approcci di risposta concreti ai cambiamenti climatici. La giuria ha eletto cinque vincitori, le cui proposte si sono rivelate particolarmente interessanti.

 

Da molti anni, LVMH sostiene la scuola d’arte e design Central Saint Martins allo scopo di identificare e promuovere i talenti creativi di domani. Nel 2017, questa collaborazione ha raggiunto un nuovo livello, quando LVMH ha lanciato una partnership con la rinomata istituzione per incentivare la creatività e identificare soluzioni innovative volte a favorire lo sviluppo sostenibile e l’innovazione nel settore del lusso del futuro. Il risultato è il programma Maison/0.

Organizzato proprio nell’ambito di questa iniziativa, l’evento annuale Green Trail invita gli studenti a presentare progetti di design sostenibili e innovativi. Tra i ventisette studenti che hanno preso parte all’edizione 2020 sono stati selezionati cinque vincitori.

Vincitori dell’edizione Maison/0 Green Trail 2020:

– Alberto Giordano, con il progetto “Public Atelier”, una piattaforma grazie alla quale i designer possono disegnare e vendere le proprie creazioni e produrle a livello locale con tessuti riciclati e ricondizionati attraverso una rete di ‘fab labs’ (laboratori d’eccezione) e artigiani. Gli strumenti della piattaforma consentono agli utenti di personalizzare i propri capi, scegliendone il design, il tessuto, il laboratorio e l’artigiano, permettendo loro di rivestire un ruolo attivo nel sistema.

© Alberto Giordano

– Léa Hiralal ha realizzato una collezione di capi biodegradabili prodotti utilizzando un materiale innovativo chiamato SCOBY, per la coltura simbiotica di batteri e lieviti. Poiché questa materia prima unica cresce ogni volta in maniera differente, la designer ha potuto valorizzare l’affascinante imprevedibilità della natura.

© Léa Hiralal

– Jiyong Kim si serve del sole per schiarire tessuti di seconda mano, un metodo sostenibile di mark-making che non usa acqua o sostanze chimiche. In questo processo poetico, il tempo – a volte mesi – agisce e lascia il proprio segno prima che il designer trasformi i tessuti nei capi finali. Questa tecnica evita l’impiego di agenti chimici o grandi quantità di acqua e, al contempo, riduce notevolmente la produzione di rifiuti.

© Marc Hibbert

– Irene Roca Moracia presenta strutture a griglia come critica dell’architettura nei Paesi europei e immagina nuove forme di un’architettura più equa. “Questo esercizio è una critica del metodo di produzione e consumo dell’architettura nei Paesi europei, dal punto di vista della sostenibilità e dell’inclusione sociale. Le nuove costruzioni sono etiche, sostenibili e mantenibili considerando la qualità prodotta e il volume dei beni immobili incompiuti e vuoti? Credo fermamente che possiamo utilizzare le strutture architettoniche incompiute, come le ‘rovine contemporanee’, per iniziare a creare ambienti più partecipativi, che riflettano la società.”

© Irene Roca

– Scarlett Yang ha sviluppato un progetto chiamato Decomposition of Materiality and Identities (Decomposizione di materiali e identità), un “sistema vivente circolare” nel quale i capi crescono, si decompongono e cambiano forma nel tempo e nello spazio in evoluzione. Con il passare del tempo i capi, proprio come la natura, seguono un processo evolutivo organico.

© Scarlett Yang